Prezzi alla produzione (PPI) Usa smettono di scendere? da confermare. La debole ripresa cinese peggiora la prospettiva di crescita globale. Domani un’importante quantita’ di dati macro cinesi: watch-out! In calo, “finalmente”☺, l’incrollabile fiducia dei consumatori Usa.
L'aumento oltre le attese dei prezzi alla produzione (PPI) negli Usa tolgono ottimismo alle Borse poiche’ confermano quanto sia difficile rallentare il passo dell'inflazione anche dopo i numerosi, ravvicinati e cospicui aumenti del costo del denaro operati dalle banche centrali.
Il fronte macro non supporta una view positiva e i dati di luglio riguardanti Europa e Cina sono altalenanti, testimoniano un passo quanto meno incerto della crescita. La seduta di venerdi’ 11, in calo per tutti i listini europei, riflette proprio queste incertezze.
Parigi ha perso -1,26%, similmente a Londra, -1,25%, dove le azioni più sensibili all’andamento delle esportazioni hanno sofferto dell'apprezzamento della Sterlina seguito al dato migliore alle attese del GDP (Prodotto interno lordo) britannico nel 2’ trimestre. Negative anche Francoforte e Milano, con -1,05%.
Sull'intera settimana Milano è stata la peggiore borsa in Europa, a causa del crollo del -2,2% di martedì 8 agosto, solo in parte recuperato nelle giornate successive, e causato dall'annuncio del Governo di voler imporre alle banche una nuova tassa sull'incremento del margine di interesse realizzato negli anni 2022 e 2023 rispetto agli esercizi precedenti.
Wall Street ha recuperato sul finale parte delle perdite registrate nelle fasi iniziali, chiudendo comunque in calo: Dow Jones -0,30%, Nasdaq -0,68%, S&P500 -0,10%.
In generale i mercati finanziari restano in attesa delle decisioni che le banche centrali Usa (Federal Reserve-FED) ed Europea (ECB) vorranno prendere a settembre nei loro prossimi meeting di poltica monetaria. Da cio’ discende un monitoraggio serrato ed uno sforzo interpretativo di ogni dato relativo ai prezzi al consumo ed alla produzione.
Ad esempio, venerdi’ 11 negli Usa e’ stato pubblicato quello riguardante la variazione dei prezzi alla produzione di luglio, aumentati +0,3% rispetto al mese precedente, cioe’ sopra le attese di +0,2%, segnando il piu’ forte aumento da gennaio. Il dato "core", ovvero calcolato al netto delle componenti più volatili di cibo ed energia, e’ salito +0,2% rispetto a giugno, come previsto.
Nella variazione “anno su anno” i prezzi sono cresciuti +0,8%, in rialzo rispeto al +0,2% di giugno, mentre il dato “core” e’ aumento +2,7%, come nel mese precedente. Ricordiamo che i prezzi al consumo (CPI) in Usa di luglio, pubblicati giovedì 10, eran risultati graditi al mercato perche’ il +3,2% annuale risultava migliore delle attese di +3,3%.
Il dato CPI "core" a luglio e' cresciuto +4,7% annuale (+0,2% mensile), rallentando rispetto al +4,8% di giugno, ma restando lontano dal 2% dell'obiettivo della FED.
A fine settembre avra’ luogo il prossimo FOMC (Federal Open Market Committee), il Comittao di politica monetaria della Federal Reserve e, secondo il FedWatch Tool di Cme Group, c'e' oltre il 90% di probabilità che la Banca centrale lasci i tassi d'interesse incariati all’intervallo 5,25%-5,5%.
Nel frattempo, restando negli Usa, pare in calo l’ottmismo dei consumatori: ad agosto, l'indice sulla fiducia calcolato mensilmente dall'Università del Michigan è sceso a 71,2 punti, dai 71,6 registrati il mese precenete, tradendo le attese di un rialzo a 71,7.
In Europa, venerdi’ 11, si e’ respirata un’aria da vacanze estive anche sul mercato obbligazionario, dove e’ quasi immobile lo spread di rendimento tra BTp decennali italiani ed omologhi Bund tedeschi attorno a 163 punti base, accompagnato tuttavia dal rialzo del rendimento del BTp benchmark a 4,25%, da 4,14% di giovedì 10.
Sul mercato valutario si e’ notato un tentativo di recupero del Dollaro Usa sull’Euro, sino a 1,095, dopo i dati sui prezzi alla produzione in lieve ascesa. L’Euro perde leggermente terreno anche verso Yen giapponese a 158,8, mentre il cross Dollaro/Yen e' attorno a 145,0, da 144,7, vicinissimo al massimo del 2023.
Perde slancio il rafforzamento della Sterlina britannica, che vale 0,86 contro Euro e si e’ notevolmente indebolito il Rublo russo che segna 101,0 verso Eur e 110,9 vs USDollar.
Le Borse europee hanno aperto incerte la seduta deboli, di dati macro cinesi di luglio sulle vendite al dettaglio, sulla produzione industriale e sul tasso di disoccupazione che saranno pubblicati domani.
Le Borse dell’Asia-Pacifico hanno chiuso in maggioranza in calo stamattina, 14 agosto. Tokyo -1,27%, ancora piu’ debole Hong Kong, -2,1% e in calo anche Shanghai -0,3%, Shenzhen, -0,5%, Seul -0,8% e Mumbai -0,30%.
L'andamento congiunturale dell'economica cinese e’ chiaramente debole e deludente sul fronte degli scambi commerciali, della produzione industriale, della domanda di materie prima.
A cio’ si agiungono le persistenti difficolta’ del comparto immobiliare, testimoniate dalla crisi finanziaria di Country Garden Holding, la cui azione ha perso -16% in chiusura.
Sul fronte delle materie prime energetiche, segnaliamo il leggero calo del prezzo del petrolio, col Wti (greggio di riferimento Usa) in calo del -0,4% a 82,8 Dollari/barile.
A fine mattinata le borse europee provano a riscattarsi dai cali generalizzati della scorsa settimane, e guadagnano mediamente +0,6% com Milano la migliore, +0,9%. (ore 13.00 CET).
Qualche segnale di “risk-on mood” emerge anche dai future su Wall Street, che indicano riaperture positive di circa +0,5% rispetto alle chiusure di venerdi’ 11. (ore 13.30 CET)
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