Persiste il “mood risk-on” sui listini europei: incarta Wall Street.
Prezzi in caduta per gas naturale e petrolio: bene per inflazione europea.
Inflazione in calo in Germania, ma attenzione ai prossimi mesi.
Qualche sintomo di recupero della fiducia nei PMI compostiti europei.

Ieri, 3 gennaio, il buongiorno si e’ visto dal mattino, coi maggiori indici azionari asiatici che hanno chiuso in rialzo. Anche le Borse europee hanno vissuto una seduta positiva, a cui ha contribuito il dato dicembrino sull'inflazione al consumo (CPI) tedesca, scesa oltre le attese a +8,6% annuale.

La 2’ giornata di scambi del 2023 ha visto Milano guadagnare +1,15%, Londra +1,42%, Francoforte +0,80% e Parigi +0,44%. Piu’ incerto l’andamento di Wall Street, alla prima seduta del 2023: Dow Jones -0,03%, S&P500 -0,40%, Nasdaq -0,76%, ma a stupire sono stati i crolli di Tesla, -12,2% e Apple, -3,5%. E’ tuttavia prematuro parlare di “decoupling” (sganciamento) tra le Borse Europee e Usa.

Come accennavamo, l'inflazione tedesca e’ scesa piu’ delle attese a dicembre: la crescita annuale del +8,6% si confronta col +10% di novembre ed il +9,1% stimato. Su base mensile c’e’ stato un calo del -0,8%, contro il -0,5% di novembre ed il -0,3% stimato dagli analisti.

Restando in Germania, l’incoraggiante dato sull’inflazione fa il paio con quello sulla disoccupazione di dicembre, calata a 5,5% dal 5,6% di novembre, grazie ad un numero di disoccupati che si e’ risolto di 13 mila unità.

Tuttavia prevale la cautela tra economisti ed investitori, cconvinti che il dato di inflazione tedesco sia stato determinato in larga misura dai sussidi del Governo alle famiglie per gas ad uso domestico e teleriscaldamento: da sole avrebbero originato un calo di circa -1% nel confronto annuale ed il loro effetto potrebbe scemare gia’ nei primi mesi 2023.

Va inoltre considerato che la pur evidente tendenza alla disinflazione dei prezzi energetici (parleremo dopo del crollo del prezzo di gas naturale e greggio) richiede tempo (alias un ritardo di qualche mese) per “filtrare” a valle sui prezzi finali e sui dati dell’inflazione “core” (qualla che esclude i prezzi di energia e cibo).

A questo punto non resta che aspettare venerdi’ 6 gennaio, quando saranno pubblicati i dati generali dell’Euro-zona sull’inflazione di dicembre: essi dovrebbero comunque rivelare la prima sostanziale discesa dopo la stabilizzazione osservata nel periodo ottobre-novembre.

In ogni caso non c’e’ da illudersi che questi dati possano mutare nel breve termine l’attitudine (“stance”) di politica monetaria della Banca centrale europea che, secondo il consensus, dovrebbe operarare 2 nuovi aumenti dei tassi di riferimento da +0,50% e +0,25% rispettivamente nelle riunioni di febbraio e marzo.

Ieri, 3 gennaio, si sono verificati movimenti importanti sul mercato valutario: il Dollaro si e’ rafforzato alla vigilia della pubblicazione delle minute dell’ultimo comitato di politica monetaria (FOMC) della FED (Banca Centrale Usa), ma anche per effetto dei dati dell'inflazione tedesca in ridimensionamento. L'Euro ha perso -1,5% a 1,054 Dollari, indebolendosi anche verso lo Yen giapponese, -1,0% a 137,9.

Altra novita’ degna di nota il crollo del prezzo del gas naturale europeo: sul mercato di riferimento europeo TTF di Amsterdam e’ sceso ieri verso i 72 Euro/mwh e crolla ulteriormente stamane, 4 gennaio, fino a 67, minimo dal 21 gennaio 2022: siamo dunque lontanissimi dai 300 Euro/mwh registrati al picco di giugno, in concomitanza al danneggiamento del gasdotto North-Stream1.

Prosegue, anche se in termini meno drammatici, la discesa del prezzo del petrolio, che ieri ha perso oltre il -4% e che stamattina perde un ulteriore -2,5%, col WTI (greggio di riferimento per gli Usa) che cala a 75 Dollari/barile (ore 12.00 CET), registrando la piu’ pesante perdita cumulata su giorni degli ultimi 4 mesi; pesano i timori di un rallentamento della crescita globale e cinese in particolare.

Stamattina hanno piacevolmente sorpreso i dati in recupero dell'indice destagionalizzato PMI (Purchasing managers Index) Composito (Industria piu’ servizi) dell'Eurozona a dicembre che, pur restando in area di contrazione (sotto 50) per il 6’ mese consecutivo, registra una risalita a 49,3 da 47,8 di novembre, registrando il miglior dato tendenziale da luglio 2022.

Se da un lato l'ottimismo economico generale resta basso, scontando le preoccupazioni delle imprese sul versante dei costi produttivi e della domanda, l'alta inflazione e i crescenti rischi di recessione, dall’altro risente in positivo del rallentamento dell'inflazione, della normalizzazione delle catene di fornitura e della stabilizzazione degli ordinativi.

Stamane, 4 gennaio, si registra un calo significativo dei rendimento dei titoli governativi europei: quello del BTP decennale italiano cala di -13 punti-base, similmente a quelli registrati dagli omologhi bond spagnoli e portoghesi.

Lo spread tra Btp decennali italiani e i corrispondenti Bund tedeschi scende a 205 bps dai 210 di ieri, incorporando la speranza di un prossimo “ammorbidimento” della politica monetaria dell’ECB (Banca centrale europea).

I mercati azionari asiatici hanno registrato andamenti eterogenei nella seduta odierna: Tokyo ha perso -1,4% mentre Hong Kong e’ salita del +3,2% (addirittura +4,5% l’Hang Seng Tech): Seul +1,6%, Sidney +1,5%. Prive di direzione le borse cinesi, benche il Ministro delle Finanze Liu-Kun abbia promesso nuove misure a sostegno della crescita.

Borse Europee (in media +1,1%) e futures Usa di buon umore, a fine mattinata. (ore 13.30 CET)

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