Decoupling Banche centrali: in Europa e UK si taglierà prima che in Usa. Inflazione UE confermata in calo: 1’ taglio da parte dell’ECB probabile a giugno. Economia Cina torna a crescere e con essa la domanda di metalli industriali. Nuove schermaglie commerciali tra Usa e Cina: Biden difende siderurgia Usa.
Ieri, 17 aprile, abbiamo avuto la conferma del rallentamento dell’inflazione in Europa: cio’ alimenta la speranza che la Banca centrale Europea (ECB) possa decidere il 1’ taglio dei tassi a giugno. L’intenzione e’ stata ribadita anche dal suo Presidente Christine Lagarde. “A meno che insorgano nuovi shock, si avvicina il momento in cui la Banca centrale dovrà moderare la politica monetaria restrittiva”.
Superati i timori innescati dalla cautela espressa dal Chairman della Federal Reserve Powell la sera prima, e confortate anche della positività emersa nelle prime relazioni trimestrali, le Borse europee hanno chiuso in rialzo: Madrid +1,0%, Milano +0,7%, Parigi +0,6%, Londra +0,4%, invariata Francoforte. In calo solo Amsterdam, -1,0%, trascinata dal tonfo da -9% di AMSL, gigante tech locale.
Wall Street ha invece segnato il 4’ calo consecutivo: Dow Jones -0,1%, S&P500 -0,58%, Nasdaq -1,1%: oltre alle dichiarazioni di Powell, che allontanano la prospettiva di “easing monetario”, hanno pesato anche le tensioni in Medio Oriente e quelle commerciale tra Cina e USA. Il Presidente Usa Joe Biden minaccia di triplicare i dazi imposti su acciaio e alluminio cinese importati negli States.
Jerome Powell non ha usato mezzi termini dichiarando ieri che la lotta all’inflazione è più lunga del previsto e che i tassi resteranno alti per il tempo necessario, una prospettiva che spinge all’insù i rendimenti dei Treasury bond, con quelli a scadenza di 2 anni che hanno di nuovo sorpassato il 5,0%.
Anche il Presidente della Fed regionale di Cleveland, Loretta Mester, ha dichiarato che ci vorranno mesi di dati incoraggianti per convincerla che l’andamento dei prezzi e’ su un percorso sostenibile verso l’obiettivo del 2,0%. Morale: il consensus prevede un solo taglio da 25 bps nel 2024, nella riunione (FOMC) di settembre. Più ottimista il Vicepresidente dell’ECB, Luis de Guindos, nell’illustrazione del Rapporto annuale di fronte alla Commissione problemi economici e monetari del Parlamento Europeo. Secondo de Guindos, «se la nostra valutazione aggiornata delle prospettive di inflazione e della trasmissione della politica monetaria dovesse aumentare la nostra fiducia che l’inflazione sta convergendo in modo duraturo verso l’obiettivo, sarebbe opportuno ridurre l’attuale livello di politica monetaria restrittiva». Narrativa incoraggiante anche dalla Banca d’Inghilterra (Bank of England): il Governatore Bailey ha spiegato che nel Regno Unito “ci sono evidenze del rientro dell’inflazione”, diversamente dagli Stati Uniti dove c’é una maggiore "pressione inflazionistica dovuta alla domanda". Sembra dunque che anche la Bank of England voglia agire prima della FED, con un probabile 1’ taglio in estate.
Fa ben sperare il rallentamento dell’inflazione nell’Euro-zona, confermato ieri da Eurostat (Ufficio statistico dell’Unione Europea): a marzo e’ scesa a 2,4% annuo dal 2,6% di febbraio, mentre a marzo 2023 era 6,9%. Questo fa sperare in un 1’ taglio da 25 bps a giugno, ed in altri 2 entro fine anno.
Poche variazioni ieri sul mercato obbligazionario europeo, col calo dello spread tra BTP decennali italiani e omologhi Bund tedeschi a 140 bps, dai 142 della vigilia ed il rendimento del BTP benchmark a 3,87% da 3,90%.
Tendenzialmente deboli i prezzi delle materie prime: -1,1% quello del petrolio, col Wti (West Texas intermediate) a 84,3 Dollari/barile, mentre quello del gas naturale europeo é sceso a 31,8 Euro/megawattora. Inarrestabile la corsa dell’oro, il cui prezzo ha superato 2.400 Dollari/oncia.
Il Fondo Monetario Internazionale tuona contro l’escalation dei debiti pubblici ed in particolar modo quelli di Cina, Usa e Regno Unito, che rischiano di spingere l’incidenza dei debiti sovrani al 100% del GDP (PIL) globale nel 2029. Toni molto critici anche verso la traiettoria pericolosa del debito Italiano.
L’ex Presidente dell’ECB e Primo Ministro Italiano Mario Draghi non ha risparmiato critiche alla bassa competitività Europea: “l'EU ha bisogno di un cambio di rotta radicale per affrontare tutte le sfide attuali e future”.
Oggi, 18 aprile, a Washington proseguono i lavori del Fondo monetario internazionale e gli incontri dei Ministri delle Finanze del G20 (Gruppo dei 20 Paesi piu’ economicamente sviluppati), mentre in EU l’attenzione si concentra sul Consiglio europeo straordinario e sugli interventi di alcuni esponenti dell’ECB, tra cui quello del Governatore della Bundesbank Joachim Nagel.
Stamane Borse Asiatiche in rialzo: Tokyo +0,31%, Shanghai +0,45%, Shenzen +0,57%, Hong Kong +1,25%, con la valuta locale (Won) in recupero sul Dollaro Usa e sull’Euro. Stabile lo Yen, insensibile all’incontro trilaterale del Segretario al Tesoro americano Janet Yellen coi Ministri delle Finanze di Giappone e Sud-Corea.
Le Borse europee chiudono la mattinata in frazionale rialzo, +0,2% medio, tonificate dal positivo “mood” asiatico e noncuranti del 4‘ calo consecutivo di Wall Street.
Leggermente positivi i futures sui maggiori indici Usa, in media +0,2%. Il Presidente Usa Biden si e’ impegnato a mantenere United States Steel di proprietà americana, chiedendo dazi più alti su acciaio e alluminio cinesi.
Si tratta di un messaggio “elettorale” forte, che tuttavia non aiuta a placare l’aspro confronto tra le 2 super-potenze, proprio mentre l'industria mineraria globale gode di prezzi in rialzo a cui non e’ estranea la ripresa della domanda cinese.
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