Il Covid-19 torna a fare paura: Borse in calo in tutto il Mondo. Prospettive di rallentamento affossano il petrolio: WTI sotto 73 Dollari/barile. Sempre piu’ Banche Centrali verso una politica monetaria piu’ restrittiva. L’oro potrebbe tornare a far valere il suo ruolo “difensivo”.
E’ evidente che i mercati azionari risentano negativamente della risalita dei contagi e delle misure contenitive che i principali Paesi stanno implementando per contrastare una nuova ondata di Covid-19. L'Italia, ad esempio, pur vantando elevati livelli percentuali di vaccinazione, ha varato una serie di restrizioni per i non vaccinati che entrera’ in vigore il prossimo 6 dicembre.
Ieri, 25 novembre, i principali listini europei hanno comunque registrato frazionali rialzi: il Dax tedesco +0,24%, il Ftse100 britannico +0,32% e il Cac40 parigino +0,42%. Wall Street e’ rimasta chiusa per le festività del Thanksgiving (ringraziamento).
La robusta ripresa economica globale, ed in particolare quella Europea, potrebbe essere compromessa dalla nuova ondata di pandemia, e qualche avvisaglia viene dai dati pubblicati ieri in Germana, dove preoccupa l’accelerazione di ricoverati e di decessi con Covid.
L’attesa di crescita sul Pil tedesco del 3’ trimestre è stata rivista al ribasso, da +1,8% a +1,7%, a causa di una spesa pubblica sottotono, compensata da consumi molto forti. Sotto questo aspetto, tuttavia, la fiducia dei consumatori comunicata ieri dall’istituto privato GFK e’ in peggioramento, e registra un calo a -1,6, il punto più basso da sei mesi.
Il GPD (prodotto interno lordo) degli Stati Uniti nel terzo trimestre e’ salito del +2,1% su base trimestrale, leggermente sotto alle attese: deboli gli ordini di beni durevoli di ottobre, -0,5% (attese di +0,2%), mentre hanno fatto meglio del previsto le nuove richieste settimanali di sussidi di disoccupazione, scese a 199 mila unità, livello piu’ basso da oltre 50 anni!
Sempre negli Usa, e’ scesa la fiducia dei consumatori calcolata dall’Universita’ del Michigan, impattata da un’inflazione montante. Il dato di inflazione Pce (Personal consumer expenditure) di ottobre è cresciuto del +0,6% rispetto a settembre, contro attese di +0,4%: la variazione annua è +5,0%, top da dicembre 1990, e ben sopra il +4,4% misurato un mese fa.
Il prezzo del petrolio e’ di nuovo in brusco calo, alla viglia delle imprevedibili scelte dell'Opec+ (cartello dei maggiori esportatori) e dopo che gli Usa e altri forti importatori di greggio hanno deciso per il “parziale rilascio” delle riserve strategiche.
Il WTI (West Texas intermediate) scambia stamani, 26 novembre, a 73,9 Dollari/barile, -5,7%, il calo piu’ marcato registrato quest’anno (ore 10.00 CET).
Mercoledi 24 sera, le minute della FED (Banca Centrale Usa) hanno rivelato che un numero crescente di mambri del FOMC (Federal Open Market Committee) e’ favorevole ad accelerare il ritmo del “tapering” (riduzione degli acquisti bond sul mercato) e ad alzare i tassi. Cio’ e’ visibile nella curva “forward” dei tassi USA, che incorpora l’aspettativa di 3 rialzi da +0,25% nel 2022. Il prossimo FOMC, previsto per il 14 e 15 dicembre, si preannuncia assai interessante e movimentato.
Le stesse minute raccontano di come l’inflazione sia stata oggetto di vivace dibattito all’ultimo FOMC, quello che ha dato “il via” al tapering, con tagli degli acquisti di bond dagli attuali 120 miliardi di Dollari/mese a zero entro giugno 2022, pari ad una riduzione mensile di 15 miliardi di Dollari gia’ da novembre.
Negli ultimi mesi pare piu’ evidente che l’inflazione sia originata dall’esuberante ripresa economica, dalla domanda di beni/servizi e dall’ascesa del costo del lavoro (difficolta’ di reperire manodopera), che dai colli di bottiglia sugli approvvigionamenti.
Nel frattempo diverse Banche Centrali scelgono di operare scelte restrittive di politica monetaria: la Banca Centrale Coreana ha alzato i tassi di +25 bps, portandoli all’1%, mossa identica a quella di mercoledi’ 24 della Reserve Bank of New Zealand, col principale tasso di riferiimento a +0.75%.
Le preoccupazioni sul fronte sanitario globale hanno impatti negativi anche sul fronte obbligazionario: il clima di risk-off e’ evidente stamani, 26 novembre, con una marcata discesa dei rendimenti dei maggiori “governativi” ed un’ulteriore lieve ascesa dello spread BTP decennali italiani e Bund tedeschi, a 131 bps, +2 rispetto a ieri.
Pesanti le chiusure asiatiche di stamattina, 26 novembre: Nikkei giapponese -2,5%, Hang Seng di Hong-Kong -2,6%, Kospi coreano -1,5%. La Borse europee sono partite in retromarcia, con cali medi oltre -3%. I futures su Wall Street, oggi a orari ridotti, indicano aperture in calo oltre -2%. (ore 10.00 CET).
Sul mercato valutario, a parte la relativa debolezza del Dollaro verso Euro, 1,125 (-0,4%), si registra un violento sell-off su tutte le cripto valute (cali medi oltre il -5%).
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L’oro, come spesso accade nelle fasi turbolente dei marcati, guadagna oltre +1% a 1.810 Dollari/oncia.
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