I rischi di escalation/estensione della guerra in Ucraina non fermano le Borse. Tuttavia le tensioni geopolitiche fanno ripartire prezzi di petrolio e oro. Borse sui massimi ma nervose a 5 settimane da fine anno: cross fingers! Congiuntura EU debole: la BCE potrebbe tagliare 50 bps a dicembre.
La giornata di venerdì 22 novembre si è conclusa con performance contrastanti nei principali mercati finanziari europei e internazionali. Tra le Borse europee, Londra si è distinta con un guadagno di +1,37%, forse perchè il Regno Unito è fuori dall’Eurozona e dunque meno influenzata dall’indebolimento dell’Euro. Il deprezzamento della valuta europea riflette le aspettative di nuovi tagli dei tassi d’interesse da parte della Banca Centrale Europea, volti a sostenere un’economia ancora fiaccata dalla stagnazione. Il panorama economico generale in Europa evidenzia segni di debolezza: l'indice PMI composito è sceso ben sotto il livello 50, che segnala contrazione economica. Tale andamento contrasta nettamente con quello degli Stati Uniti, dove l’indice PMI composito è salito a 55,3, superando le aspettative e rivelando una robusta crescita, in particolare nel settore dei servizi, dato che il comparto manifatturiero americano rimane in territorio di contrazione. Geopolitica e tensioni internazionali: non solo fattori economici e finanziari influenzano i mercati: il panorama geopolitico ha un impatto significativo. La Russia, ad esempio, ha ulteriormente abbassato la soglia per l’uso delle sue armi nucleari, mentre un missile balistico ipersonico è stato lanciato contro l’Ucraina. Questi sviluppi preoccupano gli investitori, che vedono nella crescente instabilità e tensione il rischio di un'escalation regionale che potrebbe sfociare in conflitto globale. Le tensioni geopolitiche hanno ripercussioni anche sui mercati delle materie prime. L’oro ha registrato un significativo rialzo, +1,4%, superando i 2.700 Dollari/oncia, mentre il petrolio WTI (West Texas Intermediate) è ritornato sopra i 70 Dollari/barile, testimoniando i crescenti rischi globali. Sul fronte delle criptovalute, Bitcoin continua la sua straordinaria corsa, avvicinandosi alla soglia dei 100.000 Dollari e proseguendo il rally iniziato con l’elezione di Donald Trump alla Presidenza americana. Dal 5 novembre Bitcoin ha guadagnato un impressionante +45%. Tuttavia, non mancano gli avvertimenti: Federico Cornelli, commissario Consob, ha sottolineato che dietro Bitcoin non c’è alcun valore intrinseco e che, in caso di eventuale crollo del prezzo, non ci si dovrebbe aspettare risarcimenti da Autorità o Governi. Dopo l’andamento altalenante della settimana, le Borse europee hanno chiuso positive l’ultima seduta: Francoforte +1,0%, Parigi e Milano +0,60%. Londra ha consolidato la temporanea leadership, con +1,4%. Milano ha chiuso la settimana negativa di -2,0%), risultando la peggiore, Londra la migliore con un guadagno settimanale di +2,5%.
Wall Street ha chiuso la settimana in progresso, riavvicinandosi ai suoi massimi storici: l’indice S&P500 ha guadagnato +1,7%, il Nasdaq +1,6%, mentre il Dow Jones ha chiuso a +1,0%. L’indice Russell 2000, che rappresenta le società quotate Usa di piccole/medie dimensioni, ha registrato un balzo settimanale di +4,5%, segnalando la preferenza dei mercati per aziende meno esposte alle dinamiche globali. A livello globale, l’indice MSCI-World, che sintetizza le principali Borse dei Paesi sviluppati, è cresciuto +18,8% da inizio anno, sfiorando il suo record storico,mentre l’indice MSCI Emerging Markets ha corso meno, +6,2%, risentendo della lentezza della ripresa economica cinese e dalla forza del US-Dollar. Sul fronte dei cambi, l’euro ha chiuso sotto quota 1,04 dollari, toccando i minimi da dicembre 2022. Questa debolezza riflette la contrazione economica dell’Eurozona e le aspettative di ulteriori tagli dei tassi da parte della BCE. La moneta unica ha perso terreno anche nei confronti dello yen, mentre il dollaro si è rafforzato ulteriormente rispetto a molte valute principali. Stamane, 25 novembre, la chiusura dei mercati asiatici è stata contrastata. Il Nikkei giapponese ha guadagnato +1,3%, spinto dalla nomina di Scott Bessent a segretario del Tesoro statunitense, considerato una scelta moderata e favorevole ai mercati. In Cina, invece, l’indice CSI300 ha registrato un calo di -0,7%, mentre Hong Kong ha perso -0,4%. L’India ha attirato l’attenzione: l’indice BSE Sensex Mumbai ha guadagnato +2,6% venerdì e +1,7% lunedì, sostenuto dalla vittoria elettorale del partito di Narendra Modi nel ricco Stato del Maharashtra, che garantisce stabilità politica nel principali centro finanziario del Paese. In Europa i mercati attendono segnali dalla Banca centrale Europea riguardo la politica monetaria, e chiudono la mattinata in lieve progresso: in media +0,2% (ore 13.30 CET). Negli Usa si prevede una settimana di scambi sottili a causa della festività del Ringraziamento, con l’attenzione degli investitori sui dati economici più rilevanti, tra cui l’indice dell’inflazione PCE (Personal consumption expenditures), i dati definitivi sull’occupazione di ottobre, ed i verbali dell’ultima riunione della Federal Reserve. I future su Wall Street preludono a riperture positive, nell’ordine di +0,7%, sebbene le tensioni geopolitiche, unite a un quadro macroeconomico globale contrastata, possano continuare da influenzare i mercati azionari che gravitano attorno ai massimi storici.
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