Non deve trarre in inganno il tentativo di rimbalzo dei listini europei di ieri, 29 novembre. Il contesto resta disturbato dalla minaccia sulla prospettiva economica dovuta al diffondersi della variante Omicron. La risalita dei rendimenti dei titoli Governativi americani ed europei e’ stata modesta ed effimera, testimoniando che l’attitudine al “risk-off” permane.

Il FtseMib italiano, reduce dal -4,6% di venerdi’, ha realizzato un magro +0,73%, il Dax tedesco +0,2%, il Cac40 francese +0,2%, il Ftse100 britannico +1,0%. Piu’ deciso il recupero di Wall Street: DowJones +0,7%, S&P500 +1,3% e Nasdaq +1,9%. Nella mattinata, in Asia, le Borse dell’area avevano patito forti ribassi, in scia al “venerdi nero” delle Borse occidentali.

Variante Omicron: anche ieri, come nel fine settimana si sono registrate notizie allarmanti sul moltiplicarsi di casi in Europa: sembra tuttavia diffondersi la convinzione che sintomi ed effetti siano piu’ lievi che nelle varianti precedenti. Purtroppo, complice il clima invernale nel polato emisfero nord del Mondo, la velocita’ di propagazione e’ alta. Pfizer e Moderna promettono tempi brevi (settimane, mesi?) per attestare l’efficacia dei loro vaccini contro la nuova variante, o per modificarne la composizione.

Sul fronte dell’inflazione, mentre si registrano nuovi picchi in ogni Paese in novembre, sembra confermarsi l’indebolimento del petrolio, principale responsabile dell’impennata dei prezzi. Vedremo nei prossimi mesi se si tradurra’ in un rallentamento strutturale, come sostengono gli esperti di BCE (Banca Centrale Europea e FED (Banca Centrale Americana).

Giovedi’ 2 dicembre avra’ luogo la riunione dell’Opec+ (Cartello dei 13 maggiori esportatori di petrolio). Discutera’ i livelli di produzione dop la mossa congiunta di Usa e altri Paesi “consumatori” di rendere disponibili parte delle riserve strategiche.

Il vice-Primo Ministro russo Alexander Novak e’ dell’opinione che la variante Omicron non determinera’, nel breve termine, impatti rilevanti sulla domanda di greggio. Il prezzo del WTI (West Texas Intermediate), dopo aver recuperato ieri, 29 novembre, fino a +3,7% a 71,1 Dollari/barile, scivola stamani a 68,0, -2,6% rispetto a ieri (ore 12.15 CET).

L’inflazione italiana ha registrato una crescita allarmante in Ottobre: l'Istat (Istituto centrale italiano di Statistica) comunico che i prezzi alla produzione sono cresciuti +7,1%(!!) su base mensile e +20,4% annuale, con aumenti “eccezionali” per energia elettrica e gas.

Al netto della componente “energetica” i prezzi alla produzione crescerebbe +0,5% su base mensile +7,9% su base annua, comunque troppo.

Allarme dall’industria tedesca: quasi 3/4 delle aziende interpellate lamenta che la carenza di materie prime e componenti produttivi è peggiorata a novembre (fonte Ifo Institute).

L’inflazione al consumo tedesca, dato preliminare di novembre +5,2%, risulta in discesa del -0,2% su ottobre, primo effettodel calo del prezzo del petrolio, ma resta molto elevata.

I leader internazionali, intanto, cercano di tranquillizzare i mercati: il Presidente americano Biden, invita a non drammatizzare e affrontare l'ultima variante con relativo ottimismo ed escludendo un nuovo lock-down generalizzato, mentre il Chairman della Fed Powell, ha promesso che la banca centrale operera’ in favore della stabilità dei prezzi e della riduzione ulteriore della disoccupazione.

Anche il Presidente della Fed regionale di Atlanta Raphael Bostic ha sottolineato che i rischi economici dalla nuova variante sono ridotti e che, per contrastare l’inflazione, il “tapering” potrebbe anche essere accelerato. La presidente BCE Lagarde, si e’ detta "quasi sicuri" che l’inflazione si ridimensionera’ presto, essendo legata a fattori temporanei.

Sul fronte valutario, le turbolenze degli utimi giorni hanno interrotto la corsa del Dollaro, che stamani, 30 novembre, scambia a 1,1356 verso Euro (-0,6%). Il comparto del “reddito fisso” riflette le ansie che stanno nuovamente affliggendo i mercati azionari. Lo spread di rendimento tra Btp decennali ed omologhi Bund tedeschi sale a 132 punti base, in concomitanza al calo dei rendimenti: quello del decennale italiano +0,96% (-3bps), quello del Bund a -0,36% (-2bps).

Le chiusure asiatiche di stamattina sono state negative: Nikkei giapponese -1,6%, deluso dalla produzione industriale di ottobre cresciuta solo del +1,1% mensile (vs stima di +1,8%). L’indice continentale cinese CSI300 di Shanghai&Shenzhen, -0,4%, ignora il buon PMI (Purchesing managers Index) di novembre, risalito a 50.1 contro 49.2 previsto, per la prima volta da agosto in area di espensione.

Pesante l’Hang Seng di Hong-Kong, per il varo di rigide restrizione all’ingresso di stranieri nel piccolo affollato Paese. Kospi coreano depresso, -2,4%.

Borse europee in calo medio del -1,5% a fine mattinata (ore 13.00 Cet), coi futures su Wall-Street che anticipano aperture attorno a -1,0%.


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