La Federal Reserve si appresta a nuovi rialzi dei tassi: Borse incerte. L’inflazione e’ persistente anche in Giappone: Nikkei corregge i massimi. Petrolio giu’, spinto dai dati sulle scorte Usa: bene per l’inflazione. Macro Usa ed Europea confermano contesto semi-recessivo.
Ieri il Chairman della Federal Reserve (FED) Jerome Powell ha rimosso ogni dubbio sul fatto che la pausa dei rialzi dei tassi sia temporanea e anche Michelle Bowman (membro del Board della FED) sostiene che saranno necessari "ulteriori aumenti dei tassi di riferimento" per controllare l'inflazione: in sintesi avremo un aumento probabile a giugno, stimato in +0,25%, e che potrebbe anche non essere l’ultimo.
Il risultato e’ la chiusura negativa dei principali listini azionari europei: Milano -0,72%, Parigi -0,79%, Londra -0,74%, Francoforte -0,23%.
Tra l’altro ieri, 22 giugno, la Bank of England ha alzato i tassi per la 13’ volta consecutiva, +50 bps, da +4,5% a +5,0%, ancora una volta in funzione “anti-inflazione”. Sempre ieri rialzi anche per la Banca nazionale svizzera, +25 bps a 1,75%, quella norvegese +50 bps a +3,75%, e quella turca, +650 bps (finalmente!!) da 8,5% al 15%, per “ancorare le aspettative d’inflazione e raffreddarla.
E’ invece tornato qualche compratore a Wall Street che, dopo 3 cali consecutivi e un avvio stentato, ha finalmente rimbalzato: Nasdaq +0,95%, S&P500 +0,37%.
Gli abbondanti dati macro Usa di ieri forniscono un quadro in chiaro-scuro: le richieste settimanali di sussidi di disoccupazione (jobless claims) confermano le 264 mila della settimana prime e, sostanzialmente, le attese di 256 mila.
Negli Usa, a maggio, le vendite di case esistenti sono aumentate “mese su mese”, fatto accaduto solo 2 volte nell’ultimo anno: parliamo di un misero +0,2% su aprile, che “vale” 4,30 milioni di unità su base annualizzata. La variazione “anno su anno” conferma la debolezza del comparto, -20,4%. Il prezzo mediano di una casa esistente è sceso -3,1% annuale, 1’ variazione negativa da dicembre 2021.
Il “superindice” dell'economia Usa (Leading Indicator-LEI), a maggio e’ sceso per il 14’ mese consecutivo: -0,7% a 106,7 punti, come previsto: nel semestre novembre 2022-maggio 2023 il calo e’ -4,3%, peggiore del -3,8% del periodo giugno-ottobre 2022. L’indice nazionale dell'attività economica curato dalla Fed di Chicago ha segnato a maggio -0,15 punti, mancando le stime.
Spostandoci in Europa, rileviamo che a giugno l'indice Pmi manifatturiero tedesco è sceso a 41 punti, al minimo da maggio 2020, deludendo i 43,6 delle attese di consenso: anche il Pmi dei servizi è sceso, a 54,1 dai 57,2 di maggio: era previsto a 56.
Quello composito è sceso dai 53,9 punti di maggio a 50,8, sotto le attese di 53,5 punti, avvicinandosi a quota 50, sotto la quale c’e’ contrazione, cosa che e’ accaduta in Francia per i “servizi”.
Poco consolante il fatto che a giugno la fiducia dei consumatori nella Zona-Euro (fonte Commissione Europea) sia migliorata di 1,3 punti rispetto a maggio, risalendo a -16,1dal precedente -17.4.
Ieri, 22 giugno, forte calo del prezzo del petrolio: il Wti (West Texas Intermediate) e’ sceso -3,5% a 69,9 Dollari/barile, complice l’annuncio che la scorsa settimana le scorte negli Stati Uniti sono scese oltre le attese: -3,83 milioni, contro stime di -0,1 milioni. Stamane Wti in uteriore calo, -1,5% a 68,9 Dollari/barile.
Mercati obbligazionari e valutari piuttosto apatici: lo spread di rendimento tra BTp italiani e Bund tedesci ieri è stato stabile attorno 162 punti, col rendimento del BTp benchmark salito a 4,11%. Dollaro ancora debole verso Euro, ormai a ridosso di 1,10, e Yen “supercheap” verso tutte le maggiori valute: esempio, 156,5 per Euro e 142,86 per USDollar, per la gioia degli esportatori giapponesi.
Il fatto che le Banche centrali confermino la “linea dura” di contrasto all’inflazione (cioe’ prospettino nuovi aumenti del costo del denaro) pesano sulle borse. L’economia europea e americano ristagnano e diversi dati macro ci dicono che il 2’ trimestre 2023 potrebbe segnare l’ingresso in recessione tecnica per entrambe. Se cio’ significasse un rapido calo dell’inflazione ed una “stance” (attitudine) piu’ moderata delle banche centrali, la lettura dei mercati potrebbe addirittura essere positiva: non resta che attendere ed interpretare i prossimi dati estivi, inflazione e occupazione in primis. Stamane, 23 giugno, clima mesto sulle borse asiatiche: in Giappone l’inflazione ha rallentato meno delle attese ed il Nikkei ha perso -1,45%. In maggio il calo c’e’ stato, a 3,2% dal 3,4% di aprile, ma gli analisti speravano +3,1%. L’aumento dei prezzi all’importazione, soprattutto di quelli del cibo, potrebbe causare un calo delle spese per consumi. Male anche Hong Kong, -1,78% e Seoul -0.78%: chiusa Shanghai.
La Norvegia e’ diventato il maggior fornitore di gas naturale all'Unione Europea, con circa il 25%, soppiantando la Russia. Gli stoccaggi di metano in Europa sono al 74%, mai cosi’ alti in questo momento dell'anno, corentemente al target dell'Unione Europea del 90% entro il 1’ novembre. Il prezzo del gas resta depresso rispetto ai picchi del 2022, stamane “leggiamo” 33,8 Euro/megawattora.
Sul versante europeo vediamo borse cedenti, in media -0,4% a fine mattinata, e future su Wall Street che anticipano riaperture in calo, -0,6% in media. Stabile lo spread tra BTp e Bund attorno a 161 bps, ma rilevante calo dei rendimenti dei “govies” europei: quello del BTP decennale scende sotto 4,00%. (ore 12.30 CET)
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