L’inflazione Usa a giugno ha toccato +9,1%: rallenta il dato “core”.
Federal Reserve interverra’ con un rialzo dei tassi che potrebbe essere +1,0%.
L’Europa si prepara alla stop totale del gas russo. Prezzo del metano alle stelle.
Economia mondiale in rallentamento: scende ancora il prezzo del petrolio.

L'inflazione a giugno negli Stati Uniti ha superato le attese, raggiungendo +9,1% annuale, massimo dal 1981. Le attese erano di un aumento dal +8,6% di maggio al +8,8%. Su base mensile i prezzi al consumo sono saliti +1,3%, accelerando dal +1,0% di maggio. Il dato “core”, cioe’ al netto delle componenti più volatili (energia, cibo), è +5,9 %, sotto al +6,0% di maggio, ma sopra stime di +5,7%.

La Banca Centrale Americana, Federal Reserve, dovra’ alzare in fretta il costo del denaro per contrastare l’ascesa dei prezzi che, anche nelle parole del Presidente Biden, e’ "inaccettabilmente alta". Forse non basteranno i 75 punti base di aumento previsti sino a ieri, e il prossimo FOMC (Federal Open Market Committee) del 27 luglio potrebbe optare per +100 bps.

Una cura da cavallo tardiva ed improrogabile, che l'economia americana dovrebbe digerire senza troppi traumi, data la crescita ancora robusta ed un mercato del lavoro prospero, vicino alla “piena occupazione”. Certamente, la svolta restrittiva della FED impattera’ negativamente sulla velocita’ di crescita della seconda parte del 2022 e su quella 2023.

L’IMF (Fondo Monetario Internazionale) ha annunciato ieri una revsione al ribasso delle stime per l’economia Usa, attesa ora al +2,3% nel 2022, vs +2,9% nella vecchia stima, e solamente +1% nel 2023, da +1,7% precedente.

Bank of America prevede addirittura una recessione di media intensita’ nella parte finale del 2022, frutto della minor spesa per servizi e per consumi di beni semi-durevoli e durevoli scoraggiati dall’inflazione insostenibilmente elevata.

Entra nel vivo la reporting season americana: e’ il turno delle grandi banche Usa, tra cui JP Morgan e Morgan Stanley oggi e Well Fargo domani: gli analisti sono concordi nel prevedere forte crescita per il margine di interesse (ricavi da attivita’ bancaria di raccolta&impiego) che compenserebbero l’inevitabile flessione dei risultati da investmet banking e trading proprietario.

Le Borse europee ieri, 13 luglio, hanno chiuso in calo: Milano -0,9%, Francoforte -1,2%, Londra e Parigi -0,7%. A New York, listini azionari in moderato calo: Dow Jones -0,67 %, S&P 500 -0,45 %, Nasdaq -0,15 %).

Nella mattinata di ieri, pubblicati anche i dati d’inflazione di alcuni importanti Paesi europei. L'inflazione (CPI) e’ cresciuta in Germania del +7,6% annuale e del +0,1% mensile. L’indice mensile “armonizzato” agli standard europei e’ invece sceso a -0,1%.

In Francia i prezzi al consumi in giugno hanno segnato +0,7% mensile e +5,8% annuo, mentre e’ boom dei prezzi in Spagna: +1,9% mensile e +10,2%.

Sorprendentemente, il Prodotto Interno Lordo del Regno Unito a maggio ha battuto le stime, crescendo del +0,5%, contro stime di +0,1% e ribaltando il trend di calo, -0,1% di aprile. 0,1%. La crescita annuale e’ pari al +3,5% annuo, quando il consenso prevedeva +2,7%.

Stamane, 14 luglio, i maggiori mercati azionari dell'area Asia-Pacifico hanno spuntato discreti rialzi: il Nikkei giapponese ha segnato +0,6%, sostenuto dalla debolezza dello Yen contro Dollaro che aiuta i big dell’export di auto, macchinari industriali ed elettronica.

Positiva Hong-Kong +0,3%, il CSI300 cinese +0,5%, il Kospi coreano, +0,4% ed il Sensex indiano +0,5%. Seduta pesante per le Borse europee, in media -1,2%, mentre i futures su Wall-Street segnalano aperture in calo medio -0,7% (ore 14.00 CET)

Il comparto obbligazionario e’ stato riscoperto come “porto sicuro”, parcheggio della liquidita’ fuoriuscita da azioni ed altre asset class rischiose: il Treasury Note decennale Usa e’ sceso sotto +3%, ma col 2 anni che rende +3,2% la curva dei rendimenti per scadenza è invertita: cio’ e’ storicamente considerato un segnale anticipatore della recessione.

Il Bund decennale tedesco, stamane rende +1,19%, l’omologo BTP italiano decennale 3,25%, che significa spread che allarga a 206 punti base.

Sul destino dei Titoli di Stato italiano incombe la possibile crisi di Governo, dopo che il leader del Movimento 5 Stelle, ha annunciato che i suoi parlamentari non sosterranno il Governo nell’odierno “voto di Fiducia” al Senato sul “Decreto Aiuti” emergenziali.

Il prezzo del petrolio e’ sceso -20% rispetto ad un mese fa, anche se l’apprezzamernto del Dollaro Usa attenua, di circa 6 punti percentuali, i benefici sulla bolletta energetica europea: quello del WTI (greggio di riferimento americano) scende -2,4% a 94 Dollari/barile (ore 12.30 CET).

L'EIA (Energy Information Administration) ha comunicato che le scorte petrolifere negli Usa sono aumentate di 3,3 milioni di barili, rispetto a -0,5 milioni stimati. In crescita di 5,8 milioni di barili le scorte di benzina rispetto a -1 atteso, efetto di minori consumi nella cosiddetta “driving season”.

Le scorte di “distillati” sono aumentate +2,7 milioni rispetto a +0,8 stimati, dando qualche speranza per la discesa dell’inflazione nei prossimi mesi. Il prezzo del gas naturale Europeo (su TTF Amsterdam) sale +4,6% a 180,5 Euro/megawattora, sul timore di nuovi tagli alle forniture di gas russo all’Europa.

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