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Bitcoin in bilico tra la politica monetaria USA e le mosse di Trump

Bacaan 5 minit

Il prezzo del Bitcoin, dopo aver raggiunto un nuovo massimo storico a maggio, fatica a mantenere lo slancio. Nonostante l’euforia iniziale seguita alla rielezione del presidente Donald Trump, la criptovaluta più famosa al mondo si trova ora in una fase di incertezza, strettamente legata alle decisioni della Federal Reserve e alle tensioni economiche che circondano il dollaro statunitense.

Trump ha recentemente annunciato che la scelta del prossimo presidente della Fed sarà resa pubblica “molto presto”. Durante un’intervista a bordo dell’Air Force One, riportata da Reuters, il presidente ha ribadito la sua posizione: 

“Se avessimo un buon presidente della Fed, abbasserebbe i tassi, e se l’inflazione si presentasse tra un anno o due, allora li rialzerebbe”.

Kevin Warsh in pole position per la guida della Fed

Tra i nomi più quotati per la successione di Jerome Powell spicca quello di Kevin Warsh, ex governatore della Fed, attualmente in testa nei pronostici sulla piattaforma di previsione Polymarket, alimentata da tecnologia blockchain. Trump ha definito Warsh “molto stimato”, lasciando intendere che la sua nomina potrebbe essere imminente.

Warsh ha recentemente partecipato a un panel sulla politica monetaria presso la Hoover Institution della Stanford University, dove ha illustrato la sua visione: secondo lui, la Fed potrebbe abbassare i tassi se riducesse il proprio bilancio. “Se la stampa di denaro potesse essere fermata, potremmo avere tassi di politica monetaria più bassi”, ha dichiarato.

Il legame tra tassi d’interesse e Bitcoin

Gli analisti del mercato crypto, in particolare quelli dell’exchange Bitfinex, osservano con attenzione le mosse della Fed. In un commento inviato via email, hanno affermato che un eventuale taglio dei tassi “sarebbe positivo per gli asset rischiosi come Bitcoin”. Secondo le loro previsioni, se Bitcoin riuscirà a mantenere un supporto sopra i 105.000 dollari, potrebbe puntare a una fascia compresa tra 120.000 e 125.000 dollari nel mese di giugno.

Tuttavia, sottolineano che non sarà solo il mercato del lavoro a influenzare la decisione della Fed, ma una combinazione di fattori potrebbe portare a un taglio dei tassi più rapido del previsto.

L’inflazione e le tariffe commerciali: un equilibrio delicato

Il dibattito sui tassi d’interesse è reso ancora più complesso dalle politiche commerciali dell’amministrazione Trump. La Fed ha indicato che le tariffe globali imposte dal presidente potrebbero causare un’impennata dell’inflazione, motivo per cui ha deciso di mantenere i tassi invariati durante le riunioni di giugno e luglio. Il mercato resta diviso sulla possibilità di un cambiamento a settembre, come indicato dallo strumento CME FedWatch.

La prossima settimana sarà cruciale: i dati sull’indice dei prezzi al consumo (CPI) negli Stati Uniti potrebbero mostrare un nuovo aumento dell’inflazione, dopo un periodo di rallentamento nei primi mesi del 2025.

Pressioni sulla Fed: Trump insiste per un taglio dei tassi

Trump ha rinnovato il suo appello affinché la Fed tagli i tassi d’interesse, che sono rimasti stabili per mesi dopo l’inizio del ciclo di riduzione a settembre. In aprile, la Casa Bianca aveva confermato che il presidente stava valutando la possibilità di rimuovere Powell per la sua riluttanza a tagliare i tassi, anche se successivamente Trump ha chiarito che non intende sostituirlo prima della fine del suo mandato, prevista per il prossimo anno.

Secondo Nicholas Hyett, gestore di investimenti presso Wealth Club, la posizione di Powell rimane precaria: 

“Con i tagli ai tassi sempre meno probabili, il presidente della Fed può aspettarsi di restare nel mirino del presidente”.

Hyett ha anche commentato i dati sull’occupazione, più forti del previsto, che rafforzano la posizione della Fed nel mantenere i tassi invariati. Tuttavia, questo scenario complica i piani fiscali dell’amministrazione Trump, che punta a sostenere l’economia reale attraverso il suo ambizioso piano di spesa noto come Big Beautiful Bill.

Elon Musk e il timore di un crollo del dollaro

A complicare ulteriormente il quadro, si aggiunge la posizione del miliardario Elon Musk, che avrebbe espresso preoccupazioni per un possibile crollo del dollaro. Sebbene le sue dichiarazioni siano avvenute in modo discreto, il loro impatto sul mercato è stato significativo, alimentando ulteriormente le speculazioni sul futuro della valuta statunitense e sul ruolo delle criptovalute come alternativa.

Il riferimento a un potenziale “ordigno a orologeria da 37 trilioni di dollari” ha scosso gli investitori, aumentando la percezione di rischio sistemico legato al debito pubblico e alla stabilità finanziaria degli Stati Uniti.

Bitcoin tra speranze e incertezze

In questo contesto, il Bitcoin si trova sospeso tra speranze e timori. Da un lato, un taglio dei tassi potrebbe rappresentare un catalizzatore per una nuova fase rialzista. Dall’altro, l’incertezza politica, le tensioni commerciali e l’inflazione rendono il quadro estremamente volatile.

Il mercato delle criptovalute resta dunque in attesa, con gli occhi puntati sulla Casa Bianca e sulla Federal Reserve. La nomina del nuovo presidente della Fed e le prossime decisioni di politica monetaria saranno determinanti per il futuro del Bitcoin e dell’intero ecosistema cripto.

Nel frattempo, gli investitori continuano a monitorare ogni segnale proveniente da Trump, dalla Fed e da figure influenti come Musk, consapevoli che in un contesto così fluido, anche una singola dichiarazione può spostare gli equilibri del mercato globale.