Euro / Dolar A.S.
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Quando il dollaro troppo forte e’ un problema

Dollaro, dollaro, dollaro… non si fermano gli acquisti sulla divisa statunitense. Essa si e’ apprezzata contro tutte le altre divise. A nulla e’ servita la sequenza dei tagli dei tassi attuati dalla FED. Il dollaro ha continuato ad apprezzarsi e ad attrarre flussi in acquisto.
Questo vale sia per le divise dei paesi sviluppati che per quelle dei paesi emergenti.
I primi hanno visto l’euro-USD scendere a 1.065, la sterlina crollare fino a 1.14, la corona Norvegese crollare fino a piu’ di 12 conto il dollaro ed il dollaro australiano crollare a 0.55 contro il dollaro USA.
Sono diverse le ragioni di tali crolli. Alcune legate al crollo del petrolio (come il caso della NOK) altre legate al rallentamento macro (come l’AUD) e altre alla debolezza delle economie maggiormente esposte al coronavirus quali UK ed Europa.
Alla debolezza delle divise dei paesi sviluppati, si aggiunge la debolezza delle divise dei paesi emergenti. E qua e’ un problema. Molti paesi emergenti sono fortemente esposti al dollaro. Hanno emissioni di debito in dollari e importano beni denominati in dollari. Ne deriva che un rafforzamento del dollaro aumenta notevolmente i rischi finanziari aumentando il deficit commerciale ed i rischi finanziari legati al debito espresso in dollari, il cui controvalore in divisa locale continua ad aumentare. In un contesto in cui le economie di tutto il globo tendono a rallentare, le banche centrali dei paesi emergenti si sono affrettate a seguire il trend in atto: hanno tagliato i tassi. Sono mesi che lo fanno. Se da un lato tale azione ha avuto lo scopo di sostenere il ciclo macro, essa ha avuto l’effetto di indebolire ulteriormente le currencies, aumentando i rischi finanziari di questi paesi.

Da inizio anno sono tantissimi i paesi che hanno tagliato i tassi e probabilmente continueranno a farlo.

Questo circolo vizioso di taglio dei tassi e indebolimento delle divise dei paesi emergenti ha aumentato sensibilmente i rischi finanziari dei paesi emergenti portando gli investitori ad uscire in modo massiccio da questa asset class. Stando alle statistiche fornite dall’Institute of International Finance, negli ultimi 45 giorni, oltre 30 miliardi di USD sono usciti da questi asset provocando crolli importanti delle rispettive divise, soprattutto di quelle particolarmente esposte (anche) al crollo del petrolio quali Russia e Messico.

In sintesi, la crisi economica provocata dal coronavirus rischia di trasformarsi in un boomerang molto pericoloso per le economie dei paesi emergenti che in questa fase sono fortemente penalizzate dall’indebolimento delle currencies, dal rallentamento economico e dal crollo del prezzo del petrolio.
Nota
L’analisi di preapertura ed i commenti che invio durante la giornata non costituiscono indicazioni di operatività . Si tratta di rumors provenienti dai miei contatti nelle trading room italiane e internazionali. E’ il pensiero degli operatori professionali, che a volte può essere completamente diverso dall’operatività indicata che è frutto dell’analisi tecnica del mio metodo per quello specifico giorno. I commenti vanno invece intesi e interpretati come “sentiment” dell’operatore professionista in una ottica temporale più ampia.

Penafian